Fiat.... chi continuerà a guadagnarci, con o senza investimenti?
Cogliamo l'occasione del referendum, mettendo da parte i suoi effetti e ragioni, per guardare le cose da un punto di vista più distante e complessivo.
Dove sono andati a finire gli astronomici profitti della vendite della Fiat dell'ultimo secolo?Gli operai e impiegati ci hanno potuto campare e tirare avanti, magari anche comprando casa ma dovendo lavorare in due per mandare avanti famiglia, a differenza di 40 anni fa, bastava lavorasse il marito.
E gli Agnelli e gli azionisti? Il suo patrimonio alla morte può essere valutato da un minimo di 3 ad uno molto possibile di quasi 20 miliardi di euro ben occultati, basta che giriate in rete per accertarvene. E poi bisogna aggiungere i vari manager e amministratori delegati i cui profitti potete facilmente trovare: milioni di euro.
Riassumendo... da un business e come quello dell'auto in questi anni migliaia di famiglie, poche generazioni, hanno solo potuto avere un reddito decente mentre pochi eletti hanno accumulato fortune immense che noi comuni mortali non accumuleremo in centinaia di vite, e ci stanno anche litigando sopra, dopo la morte del Patriarca!
Eppure sono soldi nostri: da consumatori e clienti, da investimenti pubblici prelevati dalle nostre tasse, per di più impiegati male, perché in Cina sono presenti da anni tutti i marchi più importanti esclusa la Fiat, per la quale innovazione significa sempre la stessa cosa: ridurre il costo dei lavoratori. Senza contare i danni ambientali che il mercato e il mezzo procura che ricadono sulla collettività e che dovrebbero essere sottratti da chi ha accumulato patrimoni immensi esternalizzandoli.
Ma vi sembra un sistema economico tollerabile?
Quanto ancora vogliamo subirlo, come ingiustizia sociale?
Quanto ancora possiamo subirlo come degrado ambientale?
Che differenza c'è tra gli antichi e moderni imperi basati sulla monarchia, un dittatore e la schiavitù, e questo modello di economia malata?
Quando vogliamo pensare e costruire una società che sia fondata non sul lavoro (unica pecca della Costituzione) ma sulla solidarietà, sulla mutualità, sul rispetto della Vita e sulla Natura, senza la quale non possiamo vivere?