Mi è capitato di leggere un articolo: “Manipolazione mediatica, le dieci regole”(*vedi in fondo) , elenco stilato da Avram Noam Chomsky, uno dei massimi intellettuali americani impegnati contro l’egemonia Statunitense negli USA e nel mondo. E’ un documento quasi shoccante, per dettagli e veridicità, a conferma di quanto molti di noi hanno compreso, di come siamo schiavi di un Sistema di dominazione e condizionamento mentale oltre che fisico in altri modi.
A mio avviso la migliore fotografia delle forze che agiscono a livello macro rimane quanto Riane Eisler espone del suo libro “Il Calice e la Spada” individuando storicamente, indipendentemente dalle forme esteriori, la sostanza di due schemi agenti in ogni società, emanati, riflessi e assorbiti da ogni individuo e che si sviluppano collettivamente: il modello pacifico, cooperativo, che unisce, chiamato Mutuale, e quello violento, competitivo, che divide, chiamato Dominante. Ovviamente quest’ultimo, violento e spietato, ha la meglio su quello Mutuale, pur inglobandolo e usandolo per i suoi fini.
Una volta compreso ciò le reazioni possono essere diverse. Ci si può rassegnare all’accettazione del Sistema, con tristezza, sconforto o persino positivamente, godendo il più possibile di quel che ci viene lasciato godere. Oppure si può reagire violentemente, cosa che non risolverà nulla, perché già previsto e inutile, data la forza di repressione disponibile del Sistema.
Altrimenti, si può quindi accettare la nuda e cruda realtà, senza abbandonarsi alla disperazione e reagire con intelligenza, come fa Chomsky e migliaia di altre persone impegnate in ogni ambito, conosciute e non; come Vandana Shiva o Roberto Saviano, solo per fare due nomi, e tante altre a noi vicine o lontane, più o meno famose.
Perché sebbene tutto ciò sia drammaticamente vero è altrettanto vero che il futuro non è scritto da nessuna parte, e per quanto il Sistema sia forte e onnipresente non è infallibile, lascia margini di manovra, ha dei punti deboli, ma soprattutto rappresenta la sfida, la spinta a reazioni innovative, impreviste, creative, che possono portarci verso la sua sconfitta. Non siamo soli in ciò, siamo milioni che agiscono in maniera indipendente in ogni luogo della Terra, spesso ottenendo piccole vittorie che fanno ben sperare. La perdita della speranza è un altro degli strumenti del Sistema, il farci credere che sia imbattibile, mentre è molto, molto più vulnerabile di quanto ci appare. Casomai il problema più interessante secondo me è con cosa sostituirlo, perché evidentemente sfrutta con abilità le nostre debolezze e bisogni per alimentarsi e sostenersi.
Una di queste possibilità consiste nel lavorare sia individualmente che insieme in modo esattamente contrario a quello che ci tiene imprigionati, oltre ad usare con saggezza la mente ed il cuore, la forza e l’arrendevolezza. Personalmente faccio nel mio piccolo ciò che posso, qualcosa di nuovo e lavorare diversamente, impiegando le mie mie energie prioritariamente nel costruire oltre che nel contrastare, perché questa è una delle strade vincenti da percorrere.
* Manipolazione mediatica, le dieci regoleNel tentativo di strappare la maschera gioiosa del mostro tentacolare che ci ruba l'anima, Avram Noam Chomsky ha individuato i dieci comandamenti che drogano le menti, ammaliandole, confondendo in loro ogni percezione, rimescolando realtà e fantasia, evidenza e costruzione illusoria.
29 settembre 2010 - Avram Noam Chomsky - Fonte: byoblu.com
1- La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti….
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere agli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.