Creative Commons License
Questo blog è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

sabato 27 giugno 2009

Terra Madre: lo spreco invisibile.

L’altra sera ho visto finalmente Terra Madre, il film di Carlo Petrini e Ermanno Olmi. Come nello slogan di Slow Food, "Buono, pulito e giusto", in tre parole si concentrano le qualità essenziali di ciò che dovrebbe essere l’atto del mangiare, allo stesso modo nel discorso di Petrini vengono elencate le tre principali caratteristiche visibili della globalizzazione: "Velocità, abbondanza, spreco".
Questi modi di percepire e usare le cose hanno ormai invaso la nostra esistenza in ogni settore. Nel mondo del lavoro, della produzione come del consumo; nella nostra vita privata e pubblica: a scuola, nel tempo libero, nel mangiare, nel fare la spesa… tutto deve essere fatto velocemente, è obbligatorio trovare abbondanza e riportarla nelle nostre case. Conseguenza logica di questi due principi è lo spreco, perché merci sovrabbondanti a prezzi irrisori rendono lo spreco appetibile e fisiologico.
Ma vi è un altro spreco su cui vorrei portare la vostra attenzione. Meno visibile, inconsapevole, ma che colpisce quasi tutti, che viviamo quotidianamente: quello delle nostre esistenze, delle nostre energie, fisiche e emotive, dei nostri talenti e delle nostre potenzialità.
Milioni di persone lavorano senza motivazione, solo perché è indispensabile per sopravvivere, più o meno bene, e non essere emarginati dalla società. Milioni di persone, giovani, anziani, diversamente abili, passano il loro tempo facendo cose banali, meccaniche, studiano in scuole che sono gabbie mentali, che istruiscono e demotivano anziché insegnare ed ducare, oppure da disoccupati o da inattivi, come in pensione, cadono nella depressione più o meno manifesta.
Abbiamo piccole aziende e imprese che vorrebbero investire o avrebbero bisogno di aiuto ma non possono sostenere i costi di un dipendente (soprattutto nell'agricoltura) da una parte; milioni di disoccupati che vorrebbero tanto lavorare dall’altra.
In mezzo uno Stato che con i costi del suo non-funzionamento e la sua propensione a finanziare grandi investimenti, grandi industrie e banche non solo rende impossibile l’incontro tra i mondi dei lavoratori e dei datori di lavoro, ma li ostacola con una giungla burocratica (ambigua) e una tassazione ingiusta e pesante.
Da questo spreco sociale derivano comportamenti deviati, anormali; verso il nichilismo, verso la violenza insensata, le azioni folli o di disperazione di cui la cronaca riporta ogni giorno qualche storia.
Quanto talento, quante energie, quanta creatività sprecata e violata nelle nostri paesi democratici e civili…
Un altro spreco di cui ormai non vediamo più l’insensatezza è la perversa concentrazione di risorse naturali, materiali o finanziarie di proprietà di pochi, utilizzate per aumentare profitti già smisurati anzichè per soddisfare le necessità di tanti. L’accettazione della proprietà privata oltre i limiti del buon senso e la concentrazione della ricchezza sono tra le cause del cancro della nostra società, oltre alla identificazione del benessere con la crescita economica, che finora ha solo prodotto diseguaglianze sociali, insieme ad altre ingiustizie su diritti e libertà.
Finchè il denaro è visto e usato come strumento per facilitare scambi e transazioni libere ed eque, è uno strumento straordinario, potente, come l’energia che permette di avere caldo o freddo, movimento, macchine…
Il denaro è linfa vitale della economia, del mercato, delle società.
E finchè circola liberamente in maniera diffusa produce progresso; ma quando è nelle mani di pochi o non circola per volontà di alcuni produce regresso, stagnazione e crisi. Come adesso.
E qui vedo i collegamento con i Gas. Partecipare ad un Gas può anche farci risparmiare, soddisfare qualche ego, alleggerire le nostre coscienze macchiate dall'essere tra quei fortunati che stanno bene (sulle spalle degli altri)* , permetterci di aiutare qualche produttore, di sentirci utili, solidali, prendendo la spesa per i soci. Ma finchè non capiremo che il denaro non è tabù, è importante, e che dobbiamo dirottarlo verso una Economia Solidale in maniera più massiccia, collettiva, estesa, nulla cambierà. Io credo che il cambiamento culturale di cui noi siamo portatori deve essere seguito da cambiamenti sociali ed economici, di mercato. E questo faciliterà la strada ad un cambiamento di politica, dal basso.

*Sempre Petrini: "Quello che ancora non è chiaro è la portata della nostra complicità, della nostra responsabilità come consumatori singoli in questo mondo così detto sviluppato. In che misura noi siamo complici, di un consumo senza freni."